L’APRÈS-COUP: IL MOMENTO DI CONCLUDERE
Il modello formativo della Scuola Esculapio consente di considerare la fine come principio. Il “titolo di psicoterapeuta” non è il significante a cui aggrapparsi immaginariamente per fare dell’urgenza di concludere (dopo anni di formazione universitaria e post-universitaria) il pretesto per comprendere - comprendere la psicoanalisi come teoria e prassi. Non si comincia mai a comprendere, si finisce sempre per iniziare.
“Passato il tempo per comprendere il momento di concludere, è il momento di concludere il tempo per comprendere. Ché altrimenti questo tempo perderebbe il suo senso. Non è dunque in ragione di una contingenza drammatica, gravità della posta od emulazione del gioco, che il tempo urge; è sotto l'urgenza del movimento logico che il soggetto precipita ad un tempo [...]”.
Nell’organizzazione liberista della salute, in un assetto sociale frammentato e in metamorfosi, la clinica del disagio psichico richiede un saperci fare teorico-pratico, che implichi l’aggiornamento del proprio bagaglio epistemico nonché una verifica e una convalida continua del proprio operare.
È necessario costruire un rapporto di fiducia e una domanda di aiuto, collaborando con più attori istituzionali (dalla famiglia ai servizi sociali, dalla psichiatria agli educatori), anch’essi portatori di una competenza clinica se non “terapeutica” e lavorare per realizzare le condizioni di una presa in carico più soggettivata.
Ciò introduce un dinamismo che bisogna cogliere e saper leggere perché, nella relazione con l’altro, è sempre attivo il proprio inconscio. È fondamentale, dunque, una continua valutazione della propria pratica, nella definizione di un personale stile di intervento; un’assunzione etica della responsabilità e dei limiti dei propri atti; una modificazione soggettiva che testimoni il desiderio, non l’obbligo, di un’analisi personale.