CARTEL

Nell’Atto di Fondazione della Scuola Freudiana di Parigi (1964), Lacan propone, come principio di lavoro, l’elaborazione della psicoanalisi e di altri campi del sapere in un piccolo gruppo. La logica sottesa a questo dispositivo, chiamato Cartel, ne definisce le caratteristiche peculiari che lo distinguono da altre tipologie di gruppo. È il transfert di lavoro a consentire

il passaggio da una supposizione ad una esposizione del sapere.

I componenti del Cartel (da 3 a 5), detti Cartellanti o Cartellizzanti, individuano un comune tema di lavoro, che può essere affrontato attraverso l’integrazione del sapere con la pratica clinica, a partire dall’interesse per la  psicoanalisi e il suo legame con altri ambiti disciplinari. Essi si scelgono liberamente e reciprocamente individuando il “più uno”, al quale spetta “vegliare sugli effetti interni all’impresa e di provocarne l’elaborazione”, muovendosi contro la stagnazione del lavoro.

Il “più uno” non è il “capo” o il “leader”, ha una funzione di selezione, discussione e valutazione dell’esito del lavoro di ciascuno, in una logica “anti-colla”: evita che i componenti del gruppo restino “incollati” tra loro, per effetto delle identificazioni, il che porterebbe alla contrapposizione con un altro gruppo, ad un’inerzia piuttosto che un progresso del loro operato, ad una chiusura solitaria anziché una con-divisione.

Lo scopo è realizzare un lavoro di “elaborazione sostenuta” che porti “un prodotto proprio a ciascuno”: un arricchimento personale scaturisce dal lavoro gruppale. Dal Cartel si genera un sapere, quello dell’inconscio di ciascun partecipante che, interrogato dal sapere teorico, fa avanzare, come nell’analisi personale, verso una verità soggettiva e uno smantellamento della teoria appresa, al fine di una nuova costruzione.

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